lunedì 2 aprile 2012

truth stains

La verità macchia. Ed è una macchia che non va via. Proprio per niente. Magari provi ad evitare di guardarla, ma la macchia c’è lo stesso, non sparisce se sparisce il tuo sguardo su di lei, non sparisce nemmeno se sparisci tu. Lei no, lei resta come marchio che segna l’essere, come fato che non si può evitare di avere.

Si espande, come inchiostro su seta, fino ad impregnare il velo che avevi modellato sulla tua parvenza di realtà, che in comune con la verità ha solo la rima. Non ne prende il posto, ma ne cambia il sembiante, non ne muta la forma, ma ne illumina i tratti.
E può glorificare o svilire, esaltare o annichilire.

Forse per questo della verità ne si cerca solo mezza, perché la seconda metà macchia più della prima. Macchia definitivamente e non vuole proprio saperne di andar via.

E quando la macchia non va via o butti tutto o ci convivi.

E quando ci convivi o ti ci abitui o ne vieni sopraffatto.

E quando ne vieni sopraffatto o lotti per riemergere o ti lasci trascinare giù e getti la spugna.

E quando getti la spugna non puoi proprio più lavar via la macchia.

Ah già, quella non va via comunque.
Non importa, la spugna in ogni caso io non la getto, magari non pulisce, ma di sicuro tiene bene a galla.

Nessun commento: