martedì 25 maggio 2010

artist #01 | Vincenzo Bruno


Pittore, grafico, fotografo, attore, cantante e sicuramente altre cose che adesso dimentico... insomma, artista che più artista non si può.


Sono talmente tante le circostanze che mi hanno portato a fare amicizia con Vincenzo che non le ricordo nemmeno tutte. Amico di amici, compagno di coro gospel, collega di corso di teatro di mia sorella, vuoi o non vuoi prima o poi DOVEVO conoscerlo. L'ho fatto e ne vado fiero, la sua sensibilità e la sua generosità artistica ed umana le ho riscontrate in pochissime persone finora. Ogni cosa che fa, la fa non per sé, ma per rendere omaggio all'oggetto della sua creazione. Ogni quadro, ogni foto, ogni sua opera insomma, è creata per esaltare la bellezza del soggetto, e non la bravura dell'artista.



Qui propongo una piccola selezione di sue creazioni, qualora voleste vedere le altre, dirigetevi qui:

www.flickr.com/photos/enna80/show

www.equilibriarte.org/vincenzobruno

questo invece è il suo contatto Facebook:

www.facebook.com/brunovincenzo

sabato 22 maggio 2010

cover #1: Deep Purple - Soldier of fortune


Noi musicisti non sappiamo proprio stare con le mani in mano. Mani e pensiero corrono sempre in direzione compositiva e/o esecutiva, anche e direi soprattutto quando siamo a casa.
Ovviamente io non faccio eccezione, ed è così che ogni tanto registro nel mio piccolo studiolo casalingo qualche cover di brani che mi piacciono o che per me hanno un significato particolare.
Il tutto è fatto senza pretese di vendita o magnificenza esecutiva. Oggi vi posto il primo di questi (per ora) 3 brani che ho registrato.
Il pezzo è "soldier of fortune" dei Deep Purple.
L'ho registrato perchè intanto lo trovo un pezzo splendido, ma soprattutto perchè l'originale, meravigliosamente interpretato da Coverdale, è per me un esempio di come va cantata una ballad. Se non la conoscete, cercatevela SUBITO, è un ordine.
La mia versione è, come le altre cover, interamente cantata, suonata, registrata e mixata da me.

Ve la posto in formato video, e così posterò anche le altre due in seguito, ma se fate i bravi ve le metterò a disposizione in download gratuito in Mp3, qualora abbiate voglia di portarveli appresso.

venerdì 14 maggio 2010

the (un)fair stalking


Giornata plumbea oggi. Come ogni bravo Ennese sa, i giorni della fiera di Maggio sono sempre così, eppure puntualmente sento gente che si lamenta del maltempo, come se fosse la prima volta che succede. Ovviamente stasera le stesse persone saranno in fila con l'auto per arrivare a dare un'occhiata alle bancarelle avvolte dalla nebbia.

Ops, ho detto "bancarelle"? Volevo dire "gente".

E certo, alla fiera mica ci si va per guardare la merce. Ci si va per "vedere chi c'è". Noi autoctoni sappiamo attivare la retrovisione per guardare chi passa mentre guardiamo i vestiti. All'occhio dei (pochi) turisti stranieri che vengono qui sembra tutto normale, ma noi qui SAPPIAMO e VOGLIAMO SAPERE. Ovvio che nel mucchio mi ci infilo pure io, da bravo curiosone. Però è bello notare come la gente sembri sempre intenta a farsi i fatti propri, mentre invece ha il radar acceso che gli segnala ogni minima cosa che gli sembri anche soltanto un pò fuori posto.

Detto ciò, penso che però stasera io lì in mezzo non ci sarò, mi sa che c'è un pò troppo freddo per portarci il pupo.

Però, quasi quasi...


martedì 11 maggio 2010

work frenzy


C'è una cosa che odio. La chiamo "apnea lavorativa". In due parole: sedersi alle 9:00, alzarsi alle 13:10, risedersi alle 16:00, rialzarsi alle 19:45, ed in quelle 8 ore non far altro che lavorare.

Sì ok, mi pagano per quello, e con questa rivelazione potremmo anche chiuderla lì e bon, teoricamente non dovrei/potrei ribattere niente; ed infatti non lo faccio. Mi piace lavorare, e chiunque mi conosce in ambito lavorativo sa che con me il motto "presto e bene" CONVIENE.

Dopo essermi autoincensato vengo al punto:
odio fare le cose di corsa per ritardi non miei, odio fare più cose in una volta, odio quando mi si mette fretta.

APNEA LAVORATIVA = Tutte e tre le cose che odio messe insieme, manifestantisi senza soluzione di continuità per tutte le 8 ore di cui sopra, con in aggiunta la normale routine di ogni giorno. Faccio notare: "in aggiunta", NON "al posto di".

Di solito faccio una pausa caffè la mattina ed una il pomeriggio, ma quando arrivano quei giorni lì (oddio, messa così sembra la pubblicità di un assorbente...) non ho nemmeno il tempo di andare in bagno, e parlo seriamente.

Cominci la giornata macinando carte e caratteri su schermo in maniera calma e rilassata, riesci a sentire anche la gente che parla fuori, scherzi con il collega seduto accanto, riponi i documenti con l'ordine tipico delle 9:20.
Poi piano piano, senza accorgertene, cominci ad esercitare un pò più di pressione sui tasti, le persone che parlano fuori cominciano a sembrare più distanti, le parole scambiate con il collega cominciano a diventare sempre di meno, i documenti sul tavolo sempre di più. Ti ritrovi 30 minuti dopo, trascorsi neanche tu sai come, a battere sulla tastiera con una mano, mentre l'altra tiene quella pratica che non sai più dove poggiare dato che ormai hai riempito tutto il tuo campo visivo; con il telefono tra la spalla e l'orecchio ed il filo sempre troppo corto, a sognare di essere una di quelle persone che ormai non senti più parlare fuori, dato che sei talmente impegnato che non ti accorgeresti nemmeno della seconda venuta dei dinosauri, ed il collega ormai divenuto il tuo peggior nemico: non lo guardi neanche più, per paura che possa appiopparti qualcos'altro da fare.

ECCO. Questo io lo odio.

Poi però arrivano le 13:10 o, meglio ancora, le 19:45.
Mi alzo, prendo le mie cose, guardo il collega con gli occhi che avevo alle 9:20, gli do l'arrivederci a domani, sperando che non sia un altro giorno di apnea, e chiudo la porta, ed il lavoro, alle mie spalle.

ECCO. Questo io NON lo odio.

sabato 8 maggio 2010

the calm and the endless movement


Prendete un giorno di lavoro qualunque. Un momento della giornata qualunque.

No, prendete QUESTO momento ad esempio. Questo MIO momento. Un raro momento in cui qui dentro sento soltanto il rumore delle ventole del pc. Niente telefono, niente gente, niente colleghi.
Raro ma non impossibile, imprevedibile ma non inaspettato.


Prendete adesso il silenzio, quello vero, quello calmo. Non importa se fuori ci sono gli autobus che passano o la smerigliatrice dei muratori di fronte che entra da sotto la porta insieme al vento.

Ascoltatelo.

Cosa dice? Il mio vuole che io FACCIA.

Qualcosa.

QUALSIASI cosa.

Non proprio tutto, ma forse TROPPO.

Ed io? Io lo ascolto, perchè nemmeno a me va di stare seduto ad guardare fuori il mondo che passa. E così, con uno sbuffo di vapore ed uno stridìo di ferro su ferro, la locomotiva/cervello si rimette in moto. Destinazione?

OVUNQUE, basta che parta.

venerdì 7 maggio 2010

The start of something beautiful


Ebbene sì, ci sono ricascato. Ho tante, TROPPE cose da fare nell’arco della giornata, e ne ho altrettante che vorrei fare e che non faccio per mancanza di tempo, eppure la tentazione di sedermi davanti al pc a guardare il cursore lampeggiante che mi chiede “embè?” è irresistibile. Il problema è che “embè?” è, certe volte, l’unica domanda che vorrei fare IO a LUI. Mica ho sempre qualcosa da scrivere, e allora perchè mi guarda e mi chiede parole, lettere, frasi? Sarà una proiezione del mio io che si incarna nel cursore e mi chiede di scrivere, o forse è solo malucchiffàri, fatto sta che certe volte mi ritrovo incollato alla tastiera con le dita che fremono, e allora perchè no? Proibito non è, obbligo di lettura non faccio, e pretesa di Nobel non ho, quindi amen.

Bello sì, ma che ci troverete in questo blog?

Ad essere onesti (soprattutto con me stesso) non lo so; miei pensieri e stati d’animo sicuramente, però vorrei anche dare l’opportunità di far conoscere opere di persone a me vicine, che meritano occhi che li guardino ed orecchie che li ascoltino. Pensate a questo blog come ad una scatola aperta, in cui infilare un pò di tutto quello che ci sta: musica, foto, quadri, poesie, pensieri ed opinioni mie ma non solo, mi piacerebbe anche pubblicare pezzi scritti da altri, perciò se qualche volta dovesse arrivarvi un invito a scrivermi due righe da mettere qui, mi raccomando, non fate i preziosi!