L’ordine
è relativo.
Voglio
dire, una frase come “mettere in ordine” ha realmente
senso?
“mettere
in ordine” secondo quali criteri?
Chi
non ha avuto la mamma che gli imponeva di rimettere in ordine la stanza? il
problema era che per me la stanza era
in ordine. Non è stato facile farglielo capire, ma in seguito mi ha fortunatamente
sempre lasciato avere il mio, di ordine.
Col
tempo magari si comincia a fare qualche concessione all’ordine come lo
intendeva mammà, ma l’autoregolamentazione è un concetto importante per un
bambino, lo aiuta a capire e crearsi il proprio spazio.
Peccato
che col tempo molti adulti questo concetto lo perdano in favore di un più
deleterio “a cazzo di cane basta che sta bene a me e se mi prendo oltre al mio
anche lo spazio tuo e di tutta la tua settima generazione me ne fotto”.
Ecco.
Ho
sognato di aver ordinato secondo il mio concetto di ordine tutto, ma proprio
tutto il mondo: oggetti, animali, vegetazione, persone, città, persino mari e
monti.
Alla
fine andava bene solo a me, perciò ho lasciato perdere.
Fate
come volete allora, basta che mi lasciate il mio spazio da riordinare.
L’ordine
soggettivo è sacro ed intoccabile.
L’ordine
oggettivo è questionabile e volubile ma suvvia, siamo persone adulte e qualche
concessione bisogna pur farla.
Aehm...
L’ordine
mio è mio. Fuori dalle palle.