giovedì 6 giugno 2013

habit

L’abitudine ti frega.
L’abitudine non ti chiede dove vuoi andare; l’abitudine ti dice dove andare.
L’abitudine ti prende per mano e ti annulla. Ti scava dentro e ti costruisce un mondo fatto di immagini statiche, di nature morte fatte di gesti.
Sempre uguali
Sempre
Uguali
E tu l’ascolti
L’abitudine
Perché è quello che fai. È quello che hai sempre fatto. È quello che sempre farai.
Ti dici. Ti sei sempre detto. Ti dirai sempre.
L’abitudine ti frega.
Ti vuole sempre al tuo posto.
E se non l’ascolti ti morde. Ti richiama all’ordine. Ti perseguita. Diventa un rumore bianco che non puoi non sentire. Diventa la macchia di luce che ti si stampa sulla retina quando guardi il sole troppo a lungo.
Non puoi non vederla. Te la ritrovi ovunque tu guardi. Anche se chiudi gli occhi.
Finché un giorno cambi qualcosa. Anche piccola. Così, per il gusto di provare. Per il gusto di poterti dire che sì, hai provato ad opporti, hai provato a vedere se poteva andar bene anche con una piccola variabile al posto sbagliato.
E non è forse vero che una volta che tu cambi una cosa, quella cosa finisce per cambiare te?
Non è forse vero che il posto sbagliato tante volte è proprio il posto giusto?

L’abitudine ti frega.

Ma certe volte sei tu a fregare lei.