domenica 24 luglio 2011

London by might | day 5

29 Giugno 2011

Dura alzarsi dal letto sapendo che lo fai per partire. Ultima colazione seguita da chiusura valigie e saluto alla camera che ci ha fatto da casa in questi 5 giorni. Lasciamo i bagagli nella hall per non doverceli portare appresso per tutta la mattinata - dato che il volo lo abbiamo di pomeriggio - e prendiamo la metro per Notting Hill Gate.

La mattinata è fresca e noi siamo usciti abbastanza presto, e perciò con sollievo di noi uomini e dispiacere delle nostre donne i negozi sono ancora chiusi. Oltretutto lì il mercato si svolge di sabato, e quindi è in un’atmosfera abbastanza atipica per la zona che imbocchiamo Portobello Road. In pratica c’eravamo solo noi in giro, come se avessimo affittato la via.
Edifici bassi, case singole attaccate l’una all’altra, all’inizio della via tutte bianche ma ognuna con portoni di colori diversi (anche improbabili), mentre man mano che si prosegue e le case cedono il posto ai negozi, le facciate si tingono di colori accesi e vetrine strabordanti di roba. Tra negozietti di artigianato ed antichità, di chincaglieria e souvenirs, tra finestre in legno ed insegne in ferro battuto, passeggiamo per tutta la via e quando finisce vien voglia di rifarla al contrario, per poi ripercorrerla ancora e ancora. Ma oggi si va via, e c’è ancora un posto da vedere, un posto che abbiamo riservato per ultimo, pur avendolo avuto a pochi passi dall’hotel, il posto che serve per chiudere in bellezza il nostro viaggio a Londra.

Hyde Park.
Scendiamo alla fermata di Marble Arch, così già che ci siamo diamo un’occhiata anche a lui.
Originariamente progettato per stare davanti l’ingresso di Buckingham Palace, adesso sta lì, in mezzo al traffico e di fronte ad una entrata del parco. Interamente in marmo, sembra un tantino fuori posto a dirla tutta, come se lo avessero messo di lato. Certo, la sua bellissima figura la fa, ma dal palazzo reale all’incrocio stradale (così ci ho fatto pure la rima) di differenza ce ne passa.

Entriamo dunque nel parco dal lato di Speaker’s Corner, dove oggi non c’è nessuno a parlare però. Ci incamminiamo verso l’interno dunque, e man mano che camminiamo ci rendiamo più o meno conto di come il parco sia diviso in aree; questa in cui ci troviamo noi è fondamentalmente una grandissima distesa di prato all’inglese tagliata da viali per passaggio pedonale, dove cani e padroni corrono in ampissimi spazi aperti; inoltrandoci arriviamo nell’area alberata, simile ad un vero e proprio bosco con tanto di capanna del guardiaparco. Qui ci si può fermare a riposare sotto gli alberi, dato il fresco garantito sia dall’ombra che dal vicino Serpentine, il lago che si trova all’interno di Hyde Park.
Quella del lago è la terza zona: una grande distesa d’acqua in cui papere, cigni e altri uccelli (a me) sconosciuti fanno il bagno mentre la gente guarda loro, il parco, la città tutt’intorno, il cielo e l’altra gente comodamente seduta sulle panchine che guardano lo specchio d'acqua, o mentre passeggia costeggiando la riva.
Dopo aver passato una decina di minuti seduti in meditazione a bordo lago, ci rimettiamo in piedi e risaliamo il lago in direzione dell’uscita nord, che è quella più vicina all’hotel.
Dopo una foto sul prato accanto alla quarta zona, quella delle fontane, che si trova vicino la suddetta uscita, abbandoniamo il nostro ultimo luogo di visita e torniamo a prendere le valigie.

Salutiamo la facciata dell’albergo, la via, i Sussex Gardens lì accanto, i tre ristoranti in cui abbiamo cenato, l’incrocio in cui guardare prima a destra e l’omino che distribuisce il quotidiano gratuito all’ingresso della metro, e con un ultimo sguardo alla Londra in superficie, lasciamo occhi e cuore davanti i gradini della fermata di Paddington.
Ripercorriamo tutto il tragitto a ritroso, Paddington – Victoria Station – Gatwick Express – Aeroporto, e dopo un check in decisamente più veloce di quello di Catania ci accorgiamo che la nostra vacanza è davvero finita.
Lasciamo il suolo britannico alle nostre spalle, ed il tragitto in aereo che mostra sotto di noi la Manica, la Normandia, Parigi, e poi ancora la Corsica, la sardegna e le Eolie, ed infine le coste siciliane, l'Etna e l'aeroporto di Catania conclude quella che per noi è stata un'esperienza meravigliosa. Stancante sì, ma che se potessi rifarei anche domani.

Ah, al nostro arrivo a Catania i nostri bagagli sono stati depositati dopo 20 minuti... sul nastro trasportatore di un volo proveniente da Verona.

Penso che alla fin fine sia da prendere come un “bentornati in Italia”, non credete?

3 commenti:

Pseudo ha detto...

Yep

Pseudo ha detto...

Vedere e scoprire posti e viaggiare penso che sia uno dei migliori modi per riempirsi l'anima.
Ottimo Lu.
Grazie per avermi fatto compagnia nella mia vacanza con questa lettura

Unknown ha detto...

Grazie a te per aver dedicato il tuo tempo alle mie parole.