martedì 3 gennaio 2012

The post war dream


L’ordine è relativo.

Voglio dire, una frase come “mettere in ordine” ha realmente senso?
“mettere in ordine” secondo quali criteri?

Chi non ha avuto la mamma che gli imponeva di rimettere in ordine la stanza? il problema era che per me la stanza era in ordine. Non è stato facile farglielo capire, ma in seguito mi ha fortunatamente sempre lasciato avere il mio, di ordine.
Col tempo magari si comincia a fare qualche concessione all’ordine come lo intendeva mammà, ma l’autoregolamentazione è un concetto importante per un bambino, lo aiuta a capire e crearsi il proprio spazio.
Peccato che col tempo molti adulti questo concetto lo perdano in favore di un più deleterio “a cazzo di cane basta che sta bene a me e se mi prendo oltre al mio anche lo spazio tuo e di tutta la tua settima generazione me ne fotto”.

Ecco.

Ho sognato di aver ordinato secondo il mio concetto di ordine tutto, ma proprio tutto il mondo: oggetti, animali, vegetazione, persone, città, persino mari e monti.
Alla fine andava bene solo a me, perciò ho lasciato perdere.

Fate come volete allora, basta che mi lasciate il mio spazio da riordinare.


L’ordine soggettivo è sacro ed intoccabile.

L’ordine oggettivo è questionabile e volubile ma suvvia, siamo persone adulte e qualche concessione bisogna pur farla.

Aehm...

L’ordine mio è mio. Fuori dalle palle.

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