mercoledì 2 maggio 2012

merry-go-round

Stare seduti con le mani in tasca su una sedia girevole ti trascina in una dimensione strana. Sei tu a girare eppure è come se fosse tutto il resto a girarti attorno, come se fossi un sole Copernicano.
E il tuo sguardo cerca costantemente appigli su cui fissarsi, appigli che sfuggono all’occhio nel tempo di un batter di ciglia.
E quelle ciglia tu non vorresti mai batterle, le palbebre vorresti poterle comandare per impedirne la chiusura, perché ad ogni chiusura perdi la visione di una frazione di giro, e quel giro tu lo vuoi vedere tutto. E allora speri di poter rivedere al prossimo passaggio quello che ti sei perso, quello che magari adesso sta proprio dietro di te, cominci a girare un po’ il collo, a barare insomma, a far arrivare lo sguardo prima delle gambe, il corpo prima della sedia.

E ti rendi conto che l’impazienza è congenita.

Se non ce l’hai, resti fermo e aspetti che la sedia ritorni al punto che ti sei perso, perché sai che ci ripasserai.

Se ce l’hai mi dispiace per te, ma sei destinato a non goderti mai la corsa.

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